Il caso de “L’uomo dei lupi” è il caso che più di ogni altro è entrato nella storia del movimento psicoanalitico come l’esempio paradigmatico dell’intervento clinico e del valore teorico della psicoanalisi. Eppure, forse non c’è mai stato caso più discusso e controverso sia a livello della teoria, per esempio per quanto riguarda la diagnosi, sia a livello della clinica, per esempio per quanto riguarda lo svolgimento della cura.
Sergej P. bussa alla porta di Freud nel febbraio 1910 dopo aver consultato Ziehen a Berlino e Kraepelin a Monaco. Ma se l’incontro con Freud lo legherà indissolubilmente alla psicoanalisi, questo incontro non sarà per lui risolutivo. Altri analisti e altri psichiatri si occuperanno di lui fino al 1979, anno della sua morte.
Lacan fu un analista che non si occupò di Sergej P. Ma il caso dell’uomo dei lupi è in modo costante presente nel suo insegnamento. Nel 1952, l’anno che precede il famoso Rapport de Rome con cui inaugura il suo insegnamento, Lacan espone in un seminario ciò che all’epoca ricava dalla lettura del testo di Freud sul caso clinico dell’uomo dei lupi. È un testo breve, semplice, che il lettore troverà, per ora, solo nella traduzione italiana riportata in questo numero.
Successivamente Lacan si occuperà ancora altre volte dell’uomo dei lupi: un saggio qui riportato riprenderà le successive letture di Lacan che permetteranno di mettere a fuoco sia il problema diagnostico, sia le difficoltà nella cura che hanno reso non solo infinito ma insolubile il trattamento.
Ma la tela di fondo di questo numero non è tanto lo studio del caso dell’uomo dei lupi nella sua particolarità, ma gli insegnamenti che esso ci offre per una clinica differenziale delle nevrosi e delle psicosi, tema su cui abbiamo interrogato vari autori del campo psicoanalitico.
Freud e Lacan nei loro scritti successivi hanno spostato l’accento, per quanto riguarda la diagnosi dell’uomo dei lupi, dalla nevrosi alla psicosi. Ma Lacan ricava dal testo di Freud, anzi proprio dal testo di Freud sull’uomo dei lupi, quegli elementi che permettono di porre una differenza di struttura tra nevrosi e psicosi: la differenza tra nevrosi e psicosi non è, per Lacan, una differenza di ordine quantitativo, né una differenza delle manifestazioni o della fenomenologia, ma è una differenza di struttura. In altre parole nelle nevrosi e nelle psicosi il rapporto dell’umano con il simbolico è strutturalmente articolato in modo diverso.
Da qui nella cura delle nevrosi e delle psicosi lo psicoanalista dovrà tener conto di questa differente articolazione strutturale poiché essa comporta un differente posizionamento del soggetto nei confronti del reale del godimento.
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