Lacan e la Cina

La Psicoanalisi n. 56/57, 2015, Casa Editrice Astrolabio, 412 pagine, EAN 9788834016930
La Psicoanalisi - Lacan e la Cina
Nota editoriale di Antonio Di Ciaccia

Lacan e la Cina

“Mi sono accorto di una cosa: forse sono lacaniano solo per aver studiato un po’ di cinese in altri tempi”, 0 disse un giorno Lacan al suo seminario. Lacan aveva studiato il cinese con Paul Demiéville negli anni della guerra e lo riprenderà nel 1969 con François Cheng, il quale gli presentò, come primo testo da studiare, il capitolo primo del libro di Laozi. Eccone l’inizio nella versione tradotta dal poeta cinese, accademico di Francia:

La Via che può essere detta Via

Non è l’eterna Via

Il nome che può essere nominato

Non è l’eterno Nome

Senza nome: Cielo-e-Terra ne provengono

Il Nome: Madre-di-ogni-cosa

Sempre senza desiderio consideriamo il Germe

Sempre con desiderio consideriamo il

Termine Doppio-nome derivato dall’Uno

Questo due-uno è mistero

Mistero dei misteri

Porta di ogni meraviglia

Lacan era sorpreso, dice François Cheng, che il termine Tao significhi contemporeaneamente la Via e il parlare (o l’enunciazione) 0 . Non è l’unico apporto della cultura cinese ad aver interessato Lacan. Basterebbe pensare al riferimento al wu wei, a quell’agire senza agire in cui ritrova il principio cardine della pratica analitica, o ancora all’interesse per il dialogo che Mengzi intesse nel collegamento tra xing e ming, tradotti con natura e destino. Questo numero della rivista offre una panoramica dell’interesse di Lacan nei confronti della cultura cinese, e che è il frutto di un convegno che ha riunito sinologi, filosofi e psicoanalisti su questo tema.

Non è tuttavia l’unico apporto di questo numero. L’inedito in italiano di Lacan consiste nel suo intervento finale alle Giornate di studio dell’École freudienne de Paris che si tennero a Lille nel settembre 1977, e, oltre ad altri articoli, segnaliamo il testo di Jacques-Alain Miller Che cosa vuol dire essere lacaniani?, che è una ripresa di parte del suo Corso tenuto al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII nel 1997, mentre pubblichiamo in questo numero le sue ultime lezioni del Corso del 2010-2011, dal titolo L’Essere e l’Uno.

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Sommario

Jacques Lacan

Intervento a Lille

Jacques-Alain Miller

Che cosa vuol dire essere lacaniani?

Lacan e la Cina

Matteo Bonazzi, Silvia Pozzi

Introduzione a Lacan e la Cina

Antonio Di Ciaccia

Il santo (sbengren)

Guy Flecher

“Qui risuona nel vuoto il nome del padiglione”

Chu Xiaoquan

Lacan lettore di Mencio

Ferdinando Scherrer

Lacan, la calligrafia cinese e la nascita del nodo borromeo

Silvia Pozzi

Tra-dire Lacan in Cina

Domenico Cosenza

Il dialettico, il morto e il maestro zen: figure dell’analista in Lacan

Massimo Raveri

Il desiderio è illuminazione: l’incontro di Lacan con il buddhismo Zen

Jean-Louis Gault

Il sintomo e la lingua cinese

Paola Francesconi

L’oggetto immateriale, tra vuoto e mancanza

Adone Brandalise

Il Tao di Lacan

Carlo Sini

Il tratto di Shitao

Marcello Chilardi

Il gesto, lo sfondo, l’immagine: tra Shitao e Lacan

Matteo Bonazzi

Il tratto cinese di Lacan e la genealogia del soggetto

Giuliana Kantzà

Dal tratto unario al cielo stellato

Alessandra C. Lavagnino

Nel cuore del segno: riflessioni a proposito di due caratteri/sinogrammi importanti

Maurizio Paolillo

Il linguaggio, la metafora e il pericolo degli orifizi. Note sinologiche a margine di alcune pagine lacaniane

Emanuele Banfi

Forma e percezione delle parole: lingue alfabetiche e lingue logografiche a confronto

Daniele Tonazzo

Scrittura e infinito

Interventi di Diplomati dell'Istituto freudiano

Anna Castallo

Il soggetto nel linguaggio. Strumenti di linguistica e di logica

Michele Cavallo

Lalingua perduta e ritrovata

Lacan e il suo insegnamento

Jacques-Alain Miller

L’Essere e l’Uno (2010-2011, lezioni XIII, XIV, XV)

Jean-Louis Gault

Cronache cinesi

Beatrice Bosi

Il silenzio: il reale de La Storia

Laura Pacati

Una scrittura di frontiera. Sui Claros del bosque di María Zambrano