Intervento al I Congresso Mondiale di Psichiatria

La Psicoanalisi n. 14,1993, Casa Editrice Astrolabio, 246 pagine, EAN 9788834011201
La Psicoanalisi - Intervento al I Congresso Mondiale di Psichiatria
Nota editoriale di Antonio Di Ciaccia

Intervento al I Congresso Mondiale di Psichiatria

Estratto dalla Nota editoriale

Fuori dall’inconscio esiste il tempo?

Si può dire di sì e si può dire di no. Si può dire di sì, perché le stelle continuerebbero con certezza matematica il loro percorso celeste, che ci sia o meno un soggetto che si interroghi per saperne qualcosa.

Ma si può dire di no. Non c’è il tempo al di fuori dell’inconscio. Almeno per un soggetto che parla e, di conseguenza, desidera. Non c’è, per l’uomo, che il tempo del desiderio. Del desiderio indistruttibile.

Mi si obietterà che Freud aveva detto il contrario: che l’inconscio non conosce il tempo, che è atemporale, fuori tempo, zeitlos. Obiezione che diventa paradossale quando si considera la necessità del tempo nella cura, che poteva, al dire di Freud, diventare addirittura interminabile.

Il paradosso freudiano – l’inconscio è atemporale ma la cura esige il tempo – rimane tale in Freud.

Non così in Lacan.

Per Lacan una cosa è la durata e un’altra cosa il tempo logico. E la cura avviene in una durata di tempo che esige la messa in atto del tempo logico. Per questo l’inconscio è isolato da Lacan in una struttura temporale mai articolata prima di lui.

La chiave di questa strutturazione temporale è, ancora una volta, l’assioma “l’inconscio strutturato come un linguaggio”. In esso la temporalità si fonda sulla perennità di quel reale che è causa, causa della catena significante, causa del desiderio indistruttibile.

Lacan modula questa articolazione tra temporalità e atemporalità non solo nell’inedita definizione che egli dà dell’inconscio, ma sottolinea la valenza del tempo nelle diverse strutture cliniche e nella direzione della cura stessa. Non è stata forse questa la pietra di scandalo all’origine della scomunica di cui egli fu oggetto da parte dell’Internazionale?

C’è quindi per il soggetto il tempo del sintomo, il tempo che fa sintomo, il tempo che costituisce l’essere stesso del sintomo. Del nevrotico, per esempio, sempre pronto a esserci dove non c’è: troppo presto, troppo tardi, proiettato nel tempo dell’ideale o del simile e, a volte, anche se vivo, ormai già morto. Oppure del perverso, dove si dispiega il tempo che è pura ripetizione dello scenario che egli mette in atto nella realtà, infinite volte. O ancora dello psicotico, dove il tempo o non c’è o è il tempo di un delirio che organizza l’intero sistema planetario.

Così, per il soggetto che vive solo il tempo scandito dal sintomo, “ci vuole tempo”, ricorda Lacan, per “farsi a essere”. In altre parole, ci vuole tempo per saperci fare con l’essere pulsionale che si è. Qui è l’appuntamento del soggetto con un altro tempo: il tempo del lavoro di transfert.

Sommario

Jacques Lacan

Intervento al I Congresso Mondiale di Psichiatria (1950)

Sul tempo della cura

Guy Clastres

Il tempo fa sintomo

Franz Kaltenbeck

Tempo e destino

Dany Nobus

La struttura temporale dell’inconscio

Geneviève Morel

Implicazioni

Colette Soler

La fine dell'’analisi secondo Freud

Jorge Forbès

Tempo di analisi e di ri-analisi

Jacques-Alain Miller

Esiste la passe perfetta?

Casi clinici

Rosa Elena Manzetti

Un tempo sospeso

Monserrat Puig

Guarda se sono capace di...

Paola Francesconi

Vent’anni da scontare

Céline Menghi

Un salto del tempo, un inciampo dell’inconscio

Diego Mautino

Piebot, un caso clinico in istituzione

Renato Gerbaudo

Transfert di-segni (caso clinico di un bambino)

Lacan e la psicoanalisi

Jacques-Alain Miller

Della natura dei sembianti (1991-1992, lezioni VI, VII,VIII)

Serge Cottet

L’inconscio di Freud e di Lacan

Riccardo Carrabino

La topologia e la sua introduzione in psicoanalisi

Interviste

Nicolas Weill

Intervista a Judith Miller

Chiara Mangiarotti

Intervista a Silvia Vegetti Finzi

Connessioni

Chiara Mangiarotti

Lezioni di Piano