Il sofferente
Il bambino sofferente è il tema di questo numero. Soprattutto del bambino che è in preda dello spettro autistico. Sappiamo che questa sofferenza è sovente ancora più grande per i loro genitori e i loro familiari.
Psicologi, psicoterapeuti, psicoanalisti hanno affrontato questo doppio se non triplice problema, poiché spesso la sofferenza diventa un retaggio delle istituzioni che se ne occupano, per non dire della comunità civile tutta intera.
È a partire da questo tema che Chiara Mangiarotti ha riunito una serie di testimonianze di un lavoro di psicoanalisi applicata a queste problematiche elaborato in Italia e all’estero, la maggior parte svolto sotto l’egida del Campo freudiano.
Il testo di Jacques-Alain Miller è prezioso per darci le giuste indicazioni in questo settore e più generalmente nel lavoro della pratica clinica per non confondere ciò che ritroviamo come deficit da ciò che è dell’ordine della faglia. Si tratta della questione sollevata da Lacan che non è affatto possibile assimilare un malato che soffre di danni neurologici dal paziente che soffre a causa di un funzionamento/disfunzionamento della struttura psichica. E nonostante il peso e la sofferenza che gravano per questi motivi, Miller ci ricorda come Lacan ci indica che occorre far fronte, trattare e non indietreggiare di fronte alla contingenza del reale, con l’invenzione di ognuno, ma senza nessun fanatismo.
Una lettera di Lacan è il testo inedito, almeno in italiano, che abbiamo voluto presentare ai nostri lettori. La lettera è indirizzata a una religiosa, suor Marie de la Trinité, sua paziente. L’occasione è data da un disguido. Il tono è fermo, il tenore è preciso: la preoccupazione e la modalità in cui si rivolge a questa persona sofferente non gli esime di precisare il lavoro che insieme stanno facendo, ricordando che si tratta di parole che diranno ben più di quello che si sta dicendo, e sottolineando che il compito dell’analista non è una spinta all’agire ma al dire, ma da cui dovrà scaturire quella posizione in cui il soggetto possa ristabilire un’alleanza con la propria pulsione. Nella sua lettera Lacan non esita a mettere avanti il suo desiderio di analista su cui può e deve attestarsi la fiducia della sua paziente. Lettera da leggere e da rileggere.
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