È grazie a François Regnault e Jacques-Alain Miller se oggi abbiamo l’opportunità di leggere il testo Una lezione di politica con cui si apre questo numero de La Psicoanalisi. Si tratta degli appunti presi da Regnault a seguito di una conversazione, anzi di “un ammonimento” 1 – come preciserà Miller – fatto dal Dottor Lacan a un giovane Jacques-Alain Miller, non ancora trentenne, alla presenza di François Regnault il quale, prontamente, lo trascrisse e lo commentò donandoci, fra l’altro, uno straordinario ritratto del ‘suo’ Lacan. Miller e Regnault, entrambi normaliens 2 , avevano fatto parte della squadra dei “ragazzini, quelli dei Cahiers pour l’analyse” 3 – menzionata al principio del Seminario XVII– grazie a cui, secondo Lacan, diventò evidente che il suo insegnamento fosse effettivamente tale, cosa a suo parere non molto chiara fino a quel momento, fino al momento in cui i “ragazzini” non lo interpretarono in questa direzione, “che essi abbiano interpretato ciò che io dicevo così – parlo oggi di un’interpretazione diversa dall’interpretazione analitica – avrà certamente un senso” 4 conclude a tal riguardo.
Jacques-Alain Miller, come egli stesso ha affermato, ha conservato per molto tempo il manoscritto consegnatogli da Regnault, prima di decidere di pubblicarlo, nel 1998, su Ornicar? 5 . Manoscritto che egli svela di aver riletto spesso, nel corso degli anni, non senza una certa commozione per “quello che il Dottor Lacan aveva fatto per me, per la lezione di politica che mi ha impartito in quel momento” 6 . Gli eventi risalgono al 1972, il maggio ’68 è terminato ma il fervore politico con esso avviatosi non si è spento. Miller, al tempo, è impegnato nella Gauche prolétarienne all’interno della quale, però, non è pienamente riconosciuto, tanto da essere appellato come “il borghese” 7 . In quei giorni è alle prese con la scrittura di un articolo che ha sottoposto all’attenzione di Lacan, il quale, nel suo commento, interviene senza indugi: “È evidente per tutti, non c’è niente di più evidente, che la massa cui si riferisce il Suo articolo, svolge qui il ruolo del padrone, del significante-padrone”. 8 Possiamo cogliere l’eco di quanto aveva già fatto presente agli studenti di Vincennes, a dicembre del ’69, indicando loro come la rivoluzione stessa non anelasse, in fondo, che a un padrone: “vi direi che l’aspirazione rivoluzionaria ha una sola possibilità, quella di portare, sempre, al discorso del padrone. È ciò di cui l’esperienza ha dato prova”. 9 Lacan, cogliendo le argomentazioni sollevate da Miller, fa qui ancora un giro di valzer intorno a questo punto andando a indicare la struttura dei processi al di là dei nomi con cui essa si orpella nei diversi momenti della storia: “Ma che cosa crede Lei che si rinnova se non quello che è sempre stato sotto altri nomi? [...] I piccoli cambiamenti si ripetono più e più volte, al posto di un solo cambiamento irreversibile. Mi creda, solo il ciclo è irreversibile e la storia ricomincia sempre assolutamente identica” 10 . Ed è in questo eterno ricominciamento, quasi meccanico, che talvolta – osserva Lacan – si apre un buco, spiraglio di cui si approfitta per tentare il rinnovamento, ma anche il buco e il tentativo fanno parte dell’ingranaggio della struttura, così conclude: “d’inventare il nuovo non Glielo impedirò, se questo La diverte, ma in ogni caso fallirà [...] perché la storia da sempre gira in tondo. È la struttura”. 11 L’attualità ci consente di dire che la storia non ha smentito Lacan, essa ha invece seguito la sua direzione circolare, pressoché indisturbata, confermando anche le sue osservazioni più spigolose: “nient’altro se non il significante padrone, assoluto, il denaro, significante padrone qui come altrove, il capitalismo universale, a Pechinostessa, non conta niente se non il riconoscimento di questo marchio”. 12
La sezione tematica di questo numero – curata da Matteo Bonazzi, Federica Facchin e Florencia Medici – è centrata sul tema dell’adolescenza e raccoglie quindici testi disposti su tre grandi assi di lavoro: Pluralità nelle adolescenze oggi, Violenza e significanti attuali, Inventareun sapere. Come esplicitato dai curatori nell’introduzione al tema, l’intento non è quello di proporre un sapere univoco sull’adolescenza o di fare il punto della situazione, al contrario, è invece quello di favorire il germogliare delle questioni, “di offrire una costellazione di punti che, per iscritto, arrivi a costruire un sapere plurale” 13 , il quale – in quanto tale – non può che essere bucato.
Ci avviamo così alla conclusione, ma non senza riprendere il filo del corso 1, 2, 3, 4 di Jacques-Alain Miller di cui proponiamo, in questo numero, il capitolo X e il capitolo XI.
