Lacan l’Italiano
Jacques-Alain Miller, direttore della rivista, ha proposto questo titolo alla redazione, la quale lo ha accolto con entusiasmo. Numerosi Colleghi hanno così accettato la sfida di mettere in rilievo, per il quarantesimo anniversario della morte di Lacan, quel rapporto speciale che lo legava all’Italia. I contributi sono però stati talmente numerosi che non sarebbe stato possibile racchiuderli in un solo volume. A questo primo numero se ne affiancherà quindi un secondo sullo stesso tema. In realtà, se volessimo esaurire tutti i rapporti che Lacan aveva stretto con l’Italia e gli Italiani sarebbero necessari ben più di due numeri della rivista.
Abbiamo così fatto delle scelte. Per esempio, a priori abbiamo rinunciato ad affrontare l’interesse che Lacan nutriva per la questione istituzionale italiana. La storia forse ne soffrirà, ma un simile tema richiederebbe un vasto e preciso studio delle fonti e degli interventi delle persone che vi hanno attivamente partecipato.
Abbiamo optato quindi di presentare un panorama che abbracciasse il più possibile quello che, dell’Italia, Lacan aveva apprezzato, ammirato, amato; quello che era stato per lui fonte di riflessione e oggetto di studio e che eventualmente egli aveva integrato nel suo insegnamento. Si tratta quindi in questi numeri della rivista innanzitutto di testi, di luoghi e di opere d’arte.
In questo primo volume Dante ha tutto il posto che gli compete: per Lacan Dante è il Poeta, con la maiuscola, colui che ha saputo orientare, in quello che possiamo chiamare il nostro mondo, le questioni che riguardano il desiderio, il godimento e l’amore. Come il lettore potrà constatare, a parte il Poeta, Lacan non ha saputo o voluto girarsi verso la letteratura italiana, sebbene gli spunti non sarebbero stati pochi, né in tempi passati né in quelli recenti.
In questa panoramica che riguarda soprattutto le opere d’arte, abbiamo chiesto che ci venisse in aiuto colei che è stata sovente con Lacan in Italia, parlo di Catherine Millot. Ella lo ha accompagnato a Roma e in varie altre città, e con lui ha visitato musei e luoghi d’arte. Nella conversazione che ho avuto la fortuna di avere con lei, Catherine chiarisce anche la modalità che Lacan aveva nel cogliere quei dettagli che poi ha saputo riportare nel suo insegnamento.
Lacan amava vedere e rivedere le stesse opere d’arte. Così si recava ogni volta a contemplare la fontana del Bernini in piazza Navona e a scrutare da vicino i quadri del Caravaggio. Se in questo numero della rivista il lettore troverà testi su altri capolavori, come la Venere del Botticelli o la Madonna ‘con la barba’ del Bramantino, le anamorfosi nascoste del convento dei Minimi, il Velasquez di Palazzo Doria-Pamphili e il San Giorgio con il drago del Carpaccio, troverà, nel prossimo numero, ancora altri testi su artisti e le loro opere.
In questo, come nel prossimo numero, ci saranno inoltre dei contributi su alcuni scienziati italiani a cui Lacan fa riferimento, che essi siano votati alla cosa politica, alla cosa sociale e alla cosa matematica.
Parimenti alcuni colleghi hanno evidenziato dei testi che Lacan ha scritto o pronunciato in Italia. Alcuni di questi sono di grande importanza, come lo è La Terza o quella Nota italiana che è senza dubbio il testo più completo e preciso per quanto riguarda la formazione di uno psicoanalista.
Vita di Lacan di Jacques-Alain Miller di questo numero è la ripresa, con importanti aggiunte apportate dall’Autore, di un testo che avevamo avuto occasione di pubblicare precedentemente.
Questo sessantanovesimo numero de La Psicoanalisi si apre con la definizione di Lacan che “Il rapporto sessuale è un rapporto interintomatico”, vale a dire “c’è un sinthomo lui e c’è un sinthomo lei”.
Per continuare a leggere, effettui l’accesso e contribuisca con la sua quota annuale.