Massimo termini (a cura di)
Borla, 2010.
Lontana dai luoghi comuni in cui troppo spesso è relegata e dagli stereotipi che la ritraggono come una pratica d’élite, la psicoanalisi non è affatto fuori posto. Semmai, rinnova la sua spinta verso il sociale e rilancia la sua capacità di penetrare gli spazi di vita dove prende voce un disagio contemporaneo a cui dare risposta.
Sta qui il filo che lega i diversi contributi presenti nel volume, e il lettore potrà seguirlo addentrandosi tra i casi e i frammenti raccolti dall’esperienza clinica. Innanzitutto quella del Ce.Cli (Centro clinico di psicoanalisi applicata) di Roma. Ma non solo, troverà anche la testimonianza del lavoro svolto presso “La Ginestra”, centro di prima accoglienza per donne in difficoltà con figli, di Valmontone.
Sono casi e frammenti accompagnati da note a margine e da considerazioni teoriche che isolano punti nodali della pratica, quali la domanda e il suo rapporto con il sintomo e la sofferenza; l’importanza della diagnosi, della sua precisione, della sua tempestività. Oppure sono gli accenti posti sull’urgenza, la gravità e il pericolo di passaggi all’atto. Con la nozione di godimento è il paradosso della soddisfazione umana ad essere toccato e con esso la relazione tra corpo e parola; e poi le donne e la violenza subita e non ultima la questione dei differenti livelli di intervento in gioco nei casi più complessi.
Questi e altri temi ancora, dove tra i diversi risvolti non sarà difficile scorgere uno stesso tratto: lo spostamento dell’asse della riflessione sul lato dell’inconscio. Uno spostamento preciso, calcolato ma soprattutto orientato, ed è l’Orientamento lacaniano.
Massimo Termini