Editore: Quodlibet

Luisella Mambrini

Quodlibet, 2010

Jacques Lacan ha operato una rivoluzione nella teoria e nella clinica rispetto al tema della femminilità dal momento che l’ha estratta dal quadro edipico in cui era stata confinata fino a quel momento. Per Lacan, infatti, la donna non è la madre, e la sua essenza non è riconducibile alla castrazione, ma le si apre un orizzonte che va al di là dell’Edipo. Nonostante questo occorre dire che il femminismo non ha sempre riconosciuto la rivoluzione operata da Lacan; si può dire invece che per molto tempo il suo nome è stato capace di destare sospetti in ambito femminista se non una vera e propria levata di scudi.

Oggi che Lacan non è più coperto da interdizione, ma assurge a interlocutore negli scritti di molte teoriche femministe, si può davvero dire che la sovversione del suo approccio sia stata colta? E che cosa viene espresso nei confronti di Lacan, nell’attualità, dalle due posizioni “tipo” nei confronti della femminilità e cioè dall’approccio essenzialista che guarda alla femminilità come essenza irriducibile, e da quello costruzionista, che guarda al genere come costruzione simbolica?

Il testo cerca una risposta a tali domande senza tralasciare le tematiche che sono da sempre al centro di interesse degli studi femministi e cioè l’etica, la lingua, la scrittura nonché l’isteria e la l’omosessualità.