Controllo e passe

71/72 gennaio-dicembre 2022

SOMMARIO

ANTONIO DI CIACCIA Nota editoriale
JACQUES LACAN Un controllo pubblico
JACQUES-ALAIN MILLER Tre note sul controllo – Controllo e passe – Che cosa controlla il controllo?

ANTONIO DI CIACCIA Sul controllo
SABRINA DI CIOCCIO/  CÉLINE MENGHI Controllato/controllore
DOMENICO COSENZA Il paradosso della garanzia e la pratica del controllo
MONICA VACCA Il controllo, un legame inedito con la Scuola
ROBERTO CAVASOLA Una formazione non conforme
LAURA STORTI Più che un controllo
MATTEO DE LORENZO Virus Alfa
VIRGINIO BAIO Due esperienze come controllore
BRUNO DE HALLEUX Quale controllo in un’istituzione lacaniana?
PHILIPPE LA SAGNA L’analisi e il controllo: un luogo con o senza filtro?
ÉRIC ZULIANI L’esperienza di sapere nel controllo
ANGÈLE TERRIER Il sapere clinico e l’enunciazione
CAROLINA KORETZKY Quando un “di troppo” si svuota
CAROLE DEWAMBRECHIES Modulare la potenza della parola
PHILIPPE LA SAGNA
LAURENT DUPONT La lusinga, gli scintillii e il segno
MASSIMO TERMINI Il discorso psicoanalitico: puntuazioni sul sapere e il godimento
LAURA FRENI La politica della psicoanalisi tra corporazione e separazione
IRENE D’ELIA Amore e Morte nella Medea di Euripide
DARIO ALPARONE Il sogno in psicoanalisi: il reale al di là del principio di piacere e del principio di realtà

 

 

Nota editoriale

È un vero dono da parte di Jacques-Alain Miller l’aver acconsentito la pubblicazione di questo Controllo pubblico che Lacan tenne a Ginevra nel 1975. È lo stesso luogo, lo stesso anno e con gli stessi personaggi del suo altro intervento, dal titolo Il sintomo, già pubblicato nel numero 2 de La Psicoanalisi. Lacan vi disegna una panoramica del suo insegnamento, toccando punti precisi, come il suo rapporto con l’opera di Freud, l’evoluzione del suo insegnamento, la messa a punto della passe, e, per quanto riguarda la clinica, la modalità da tenere con il bambino autistico. Lacan tocca anche la psicosomatica, precisando la differenza tra la parola e lo scritto, tra il linguaggio alfabetico e il linguaggio geroglifico, cosa che permette di precisare il sintomo isterico dal fenomeno psicosomatico. La citazione fatta di un passo del Sintomo da parte di una partecipante al Controllo clinico permette non solo di situare il Controllo clinico dal punto di vista temporale rispetto all’intervento di Lacan sul Sintomo, ma ne riprende un punto essenziale, che diremo in questi termini: è possibile uno scioglimento di quella fissazione che è tipica della psicosomatica? Lacan nel Sintomo aveva risposto in questi termini: “Bisogna sempre aver di mira che è per questo verso, cioè per la rivelazione del godimento specifico che egli [il soggetto] ha nella fissazione, che occorre affrontare lo psicosomatico. È in questo che si può sperare che l’inconscio, l’invenzione dell’inconscio, possa servire a qualcosa. È nella misura in cui noi speriamo di dargli il senso di ciò di cui si tratta. Lo psicosomatico è, tutto sommato, nel suo fondamento, qualcosa di profondamente radicato nell’immaginario”. Nel corso del Controllo pubblico Lacan da una parte riafferma questa possibilità, ma d’altra parte invita alla prudenza. Questo invito alla prudenza è a motivo del difficile taglio dell’immaginario in cui si trova la paziente oppure è a causa di una chiara difficoltà a reperirsi da parte dell’analista?

Prendiamo quindi il Controllo pubblico sul versante della modalità degli interventi di Lacan.

Si tratta di un caso presentato dall’analista Nicos Nicolaidis. La paziente è una donna affetta da fenomeni psicosomatici: l’asma fin dalla primissima infanzia – “l’asma non è mai una cosa indifferente”, ricorda Lacan – e la tubercolosi da adulta. Riprendo solo alcuni aspetti su cui Lacan insiste e, bisogna dirlo, senza che le persone presenti, invece di divagare, cogliessero fino in fondo la valenza dei suoi interventi.

Come per Freud, il tempo dell’infanzia è fondamentale. Per questo, Lacan riporta il caso al tempo dell’infanzia della paziente: interroga il rapporto privilegiato che la paziente ha con la propria madre, chiede del padre e infine sottolinea l’importanza di avere informazioni più complete e dettagliate.

Un secondo punto riguarda la differenza che Lacan fa tra il sogno e le fantasticherie a occhi aperti: solo nel sogno “è l’inconscio che parla”. Il cullarsi da parte della paziente nelle sue fantasticherie potrebbe invece addirittura portare fuori strada l’analista dalla sua posizione corretta rispetto al transfert. È importante il fatto che la paziente consideri che il sogno non sia suo. Infatti è l’inconscio che parla e l’analista avrebbe potuto tirarne fuori qualcosa. “Forse è per il tramite del Monte Bianco che Lei avrebbe potuto far venir fuori qualcosa… là c’è un bianco”, commenta Lacan.

È ammirevole inoltre l’attenzione con cui Lacan registra le parole della paziente, tanto da suggerire all’analista di attenersi a esse perché, affinché i suoi interventi siano decisivi, occorre che siano “giusti”. E questa giustezza obbliga Lacan a precisare lo svarione in cui l’analista rischia di cadere confondendo il fallo con l’organo maschile o con quello della fallocrazia dei movimenti femministi, quando è invece lei, la paziente, che “i genitori la volevano fallo”. E Lacan lascia intendere, lasciando interrotto il suo discorso e senza poterlo sviluppare, che, volendola fallo, i genitori avevano prodotto una bolla tramite une “soffiatura”, bolla che è la paziente stessa, dato che “niente è più psicosomatico di questo… è la funzione del limite come ‘incluso’”.

Certo, sarebbe stato opportuno risvegliare il soggetto, e le possibilità non sono mancate, come poteva avvenite per esempio tramite quel termine “bianco” che “stona” nel contesto. Tuttavia Lacan si attiene alle decisioni prese dall’analista e lo invita alla cautela. Dice: “bisogna far fiducia al[l’analista] controllato: se non ha forzato l’ingresso, vuol dire che aveva i suoi motivi e voleva sentirne di più”.

Questo numero sul controllo – o meglio sulla superaudizione, come l’ha chiamata Lacan – è stata una iniziativa della Segreteria di Roma della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo freudiano. Diversi interventi provengono dai suoi componenti, a cui sono state aggiunti altri di colleghi dell’École de la Cause freudienne. Alcuni interventi di Jacques-Alain Miller sono stati da me scelti e tratti dal suo Corso l’Orientation lacanienne.

Antonio Di Ciaccia