Lacan e la Cina
n. 56/57 – luglio-giugno 2015
JACQUES LACAN – Intervento a Lille
JACQUES-ALAIN MILLER – Che cosa vuol dire essere lacaniani?
Inoltre articoli e testi di EMANUELE BANFI, MATTEO BONAZZI, BEATRICE BOSI, ADONE BRANDALISE, DOMENICO COSENZA, ANNA CASTALLO, MICHELE CAVALLO, ANTONIO DI CIACCIA, PAOLA FRANCESCONI, JEAN-LOUIS GAULT, MARCELLO GHILARDI, GUY FLECHER, GIULIANA KANTZA’, ALESSANDRA C. LAVAGNINO, LAURA PACATI, MAURIZIO PAOLILLO, SILVIA POZZI, MASSIMO RAVERI, FERDINANDO SCHERRER, CARLO SINI, DANIELE TONAZZO, CHU XIAOQUAN.
Nota editoriale (note escluse)
“Mi sono accorto di una cosa: forse sono lacaniano solo per aver studiato un po’ di cinese in altri tempi”, disse un giorno Lacan al suo seminario. Lacan aveva studiato il cinese con Paul Demiéville negli anni della guerra e lo riprenderà nel 1969 con François Cheng, il quale gli presentò, come primo testo da studiare, il capitolo primo del libro di Laozi. Eccone l’inizio nella versione tradotta dal poeta cinese, accademico di Francia:
La Via che può essere detta Via
Non è l’eterna Via
Il nome che può essere nominato
Non è l’eterno Nome
Senza nome: Cielo-e-Terra ne provengono
Il Nome: Madre-di-ogni-cosa
Sempre senza desiderio consideriamo il Germe
Sempre con desiderio consideriamo il
Termine Doppio-nome derivato dall’Uno
Questo due-uno è mistero
Mistero dei misteri
Porta di ogni meraviglia
Lacan era sorpreso, dice François Cheng, che il termine Tao significhi contemporeaneamente la Via e il parlare (o l’enunciazione). Non è l’unico apporto della cultura cinese ad aver interessato Lacan. Basterebbe pensare al riferimento al wu wei, a quell’agire senza agire in cui ritrova il principio cardine della pratica analitica, o ancora all’interesse per il dialogo che Mengzi intesse nel collegamento tra xing e ming, tradotti con natura e destino. Questo numero della rivista offre una panoramica dell’interesse di Lacan nei confronti della cultura cinese, e che è il frutto di un convegno che ha riunito sinologi, filosofi e psicoanalisti su questo tema.
Non è tuttavia l’unico apporto di questo numero. L’inedito in italiano di Lacan consiste nel suo intervento finale alle Giornate di studio dell’École freudienne de Paris che si tennero a Lille nel settembre 1977, e, oltre ad altri articoli, segnaliamo il testo di Jacques-Alain Miller Che cosa vuol dire essere lacaniani?, che è una ripresa di parte del suo Corso tenuto al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII nel 1997, mentre pubblichiamo in questo numero le sue ultime lezioni del Corso del 2010-2011, dal titolo L’Essere e l’Uno.
Antonio Di Ciaccia