IV Congresso dell’associazione mondiale di Psicoanalisi

37 – gennaio-giugno 2005

SOMMARIO

JACQUES LACAN………………..Omaggio a Lewis Carroll
JACQUES-ALAIN MILLER……..-Introduzione all’erotica del tempo
-Il disincanto della psicoanalisi

ANTONIO DI CIACCIA……………Il Lewis Carroll di Lacan
PHILIPPE LA SAGNA……………..Quadro invisibile e principio della cura oggi
PIERRE MALENGREAU…………..La logica della seduta lacaniana

In questo numero sono presenti anche altri articoli di:
Graciela Brodsky, Marco Focchi, Jésus Santiago, Ricardo Seldes, Esthela Solano-Suaréz, Leonardo Gorostiza, Maurizio Mazzotti, Joseph Attié, Rose-Paule Vinciguerra, Valérie Pera Guillot

Estratto da Il Lewis Carroll di Lacan

Lacan parla di Lewis Carroll alla radio francese il 31 dicembre 1966. E’ il breve testo che abbiamo riservato ai lettori de La Psicoanalisi e che abbiamo tradotto dall’originale pubblicato da Jacques-Alain Miller sulla rivista del Campo freudiano Ornicar? n. 50.

L’opera di Lewis Carroll, dice Lacan, è l’illustrazione e la prova di tante verità. Verità certe, sebbene non evidenti.

Di queste verità solo la psicoanalisi, anzi, solo una certa psicoanalisi, è all’altezza di render conto. Per esempio del valore di oggetto assoluto che può prendere la bambina quando incarna, non tanto l’oggetto del desiderio, ma quell’oggetto mancante – entità negativa, dice Lacan – che causa il desiderio, oppure quando la psicoanalisi rende conto di una teoria del soggetto, inteso come il risultato della rete simbolica, distinta da ogni concezione immaginaria sebbene unitaria di ciò che chiamiamo l’io.

Queste verità non possono emergere da quelle concezioni psicoanalitiche che analizzerebbero l’opera di Lewis Carroll partendo dai suoi fantasmi o dai suoi disturbi psichici, veri o presunti, oppure prendendo spunto dall’incidenza di quest’opera sulle giovani menti da educare. Incidenza negativa, evidentemente.

No, Lacan procede diversamente. Come procede dunque?

In primo luogo l’opera d’arte e l’autore devono essere letti separatamente. Per esempio, è penoso e ridicolo voler interpretare l’opera con i dati storici di Charles Lutwidge Dodgson. Alice non è da leggersi come un sintomo della mente malata di un professore scisso fra l’amore per le ragazzine e il suo studio della matematica. No, l’opera d’arte deve essere interrogata non tanto in riferimento alla verità storica dell’autore quanto piuttosto in riferimento alla struttura che essa arriva a dire. L’Edipo re, per esempio, e tutte le grandi opere parlano a tutti noi perché riescono a dire elementi di struttura, di quella struttura che è l’ossatura di ciò che chiamiamo inconscio.

Antonio Di Ciaccia

Antonio Di Ciaccia

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