La pratica lacaniana: senza standard ma non senza principi

n. 35 – gennaio-giugno 2004

JACQUES LACAN………………..Sulla regola fondamentale
JACQUES-ALAIN MILLER…..Controtransfert e intersoggettività
ERIC LAURENT……………………Sapere del controtransfert e sapere dell’inconscio
ALFREDO ZENONI………………Paradigmi del transfert

E articoli di: MARCO FOCCHI, GRACIELA BRODSKY, ESTHELA SOLANO SUARÉZ, JÉSUS SANTIAGO, RICARDO SELDES, ROMILDO DO REGO BARROS

 

Estratto dalla Nota editoriale

“Senza standard ma non senza principi” è il motto della psicoanalisi lacaniana. È in questa insegna che gli psicoanalisti lacaniani di tutte le Scuole dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (AMP) si riuniranno tra qualche mese in Brasile, a Commandatuba, per il loro consueto convegno biennale.
[…]

Come in ogni numero della rivista, anche in questo figura un testo inedito di Jacques Lacan. Si tratta di un testo minore, poiché è semplicemente un contributo alla fine di un intervento sulla regola fondamentale pronunciato da un relatore durante un convegno dell’Ecole freudienne de Paris. Lacan, dopo aver elogiato il relatore, puntualizza che la regola fondamentale a cui deve attenersi ogni analizzante è legata non certo al principio di piacere, ma al dover fare uno sforzo e “sudare di brutto”. Questa regola, proprio perché è una regola di parola, si dispiega in quell’universale che è il simbolico, ma essa ha al suo centro, e questo vale per ogni essere umano, ciò di cui si è meno disposti a parlare, vale a dire il proprio sintomo. “Il sintomo è la particolarità” di ognuno in quanto segno del rapporto che egli ha con il reale. Ora, che cos’è un’analisi? È “sudare di brutto” per passare dal particolare del sintomo al particolare del proprio destino: dal sintomo al sinthomo, per dirla con l’ultimo Lacan.
Certo, farsi un nome o creare un’opera d’arte sono modi per arrivare alla propria singolarità. Ma non è intenzione dello psicoanalista “condurre qualcuno a farsi un nome oppure fare un’opera d’arte. È invece qualcosa che consiste ad incitarlo a passare per il buon buco di quanto gli è offerto, a lui, come singolare”.

Antonio Di Ciaccia

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