“La passe”
n. 16 – luglio-dicembre 1994
ANTONIO DI CIACCIA…………L’etica, il significante, la Cosa
JACQUES LACAN………………..Conferenze sull’etica della psicoanalisi
JACQUES-ALAIN MILLER…..La natura dei sembianti e Rapporto del Delegato generale
SERGE COTTET……………………La conclusione della cura
ERIC LAURENT……………………In che modo la fine dell’analisi si deduce dall’entrata
FRANÇOIS LEGUIL……………..La certezza in psicoanalisi
E articoli di: ROSELINE CORIDIAN, MARIE-HÉLÈNE BROUSSE, PIERRE NAVEAU, PHILIPPE LA SAGNA, MARC STRAUSS, CLAIRE HARMAND, ISABELLE MORIN, MARIE-JEAN SAURET, SOPHIE BIALEK, ESTHELA SOLANO-SUAREZ, MANUEL KIZER, JOAN SALINAS ROSÉS
Estratto da L’etica, il significante, la Cosa
L’etica è e diventerà sempre di più il punto nodale in cui si giocheranno le sorti del mondo moderno. L’etica e non la tecnica. I problemi che la scienza moderna solleva non richiedono molti strumenti tecnici, ma soprattutto soluzioni etiche.
Figlia anch’essa della frattura epistemologica che ha dato nascita alla scienza moderna, la psicoanalisi potrà forse limitarsi a vestire unicamente i panni di una tecnica psicologica raffinata o quelli di un metodo curativo che insegna a fare a meno o a convivere con il proprio sintomo?
Lacan insegna che, fin dall’inizio e sulla scia delle grandi correnti del pensiero, la psicoanalisi non si riassume in una questione di tecnica ma in un problema di etica.
Abbiamo presentato in questi termini, sul quarto di copertina, la traduzione italiana del Seminario VII L’etica della psicoanalisi (1959- 1960) di Jacques Lacan, recentemente pubblicato dalla casa editrice Einaudi, e di cui riportiamo l’illustrazione dell’edizione francese sulla copertina del presente volume.
Il seminario sull’etica si presenta con una doppia dimensione: da un lato mostra che il testo freudiano, al di là dell’opacità provocata dai riferimenti alla psicologia e alla neurologia del tempo, esprime l’esigenza etica di Freud. Dall’altro, segna un’inversione radicale nell’insegnamento di Lacan. Fino ad ora l’inconscio strutturato come un linguaggio vuol dire che tutto, nell’inconscio, è riducibile al significante. A partire da questo seminario non tutto, nell’inconscio, è riducibile al significante. Il funzionamento dell’inconscio è e rimane significante, ma esso gravita intorno a un punto che il significante non riesce a saturare. È, per ogni soggetto, la zona interdetta, il vuoto prodotto dall’oggetto perduto freudiano.
In questo numero La Psicoanalisi propone ai suoi lettori due conferenze tenute a Bruxelles il 9 e il 10 marzo 1960 su invito delle Facoltà Universitarie Saint-Louis. In esse Lacan riafferma che l’etica della psicoanalisi è l’etica del linguaggio, ma non è l’etica del significante, poiché essa non si fonda sul significante, ma sulla Cosa. Lacan riprenderà, nelle successive lezioni del suo seminario parigino del 16 e del 23 marzo, significativamente intitolate da Jacques-Alain Miller “La morte di Dio” e “L’amore del prossimo”, i temi trattati presso i “cattolici”, come egli dice, ricordando di aver parlato loro senza peli sulla lingua, né misurando i termini, né cercando di attenuare la posizione di Freud nei confronti della religione.
Antonio Di Ciaccia