n. 13 – gennaio-giugno 1993
JACQUES LACAN……………….. …ou pire
ERIC LAURENT……………………Il nevrotico può fare a meno del padre?
GIULIANA KANTZÀ…………….La donna come sintomo
ROSA ELENA MANZETTI…….Godimento femminile
MARIE-HÉLÈNE BROUSSE….La femminilità: l’Altro sesso tra metafora e supplenze
JACQUES-ALAIN MILLER…..Della natura dei sembianti
E articoli di: PIERRE BRUNO, COLETTE SOLER, CARMEN GALLANO, DANIÈLE SILVESTRE, ILDE KANTZAS, ANTONIO DI CIACCIA, GENEVIÈVE MOREL, DOMINIQUE LAURENT, CÉLINE MENGHI, MARTIN EGGE E CRISTINA ROSSETTO, DIEGO MAUTINO, CHIARA MANGIAROTTI
Estratto dalla Nota editoriale
Da quando il femminismo si è inserito nello spessore del tessuto sociale delle moderne società industriali, si è sviluppato un dibattito: i desideri dell’uomo e della donna sono commensurabili? Sono simili, analoghi, oppure specifici, differenti? Se è necessario, fin dove occorre spingere il diritto alla differenza? Il confronto è irrimediabile? Se c’è specificità, è un ostacolo alla ricerca dell’uguaglianza dei diritti? Non c’è forse una pura e semplice lotta per il potere senz’altra via d’uscita se non il rapporto di forza?
Le donne pregano gli uomini di risparmiarsi le elucubrazioni sull’Altro sesso, le sue pompe e i suoi misteri. Preferiscono parlarne loro stesse, considerarsi il secondo sesso piuttosto che l’Altro. L’uomo non è decisamente troppo centrato sul proprio sesso e sul potere del patriarcato per intendere qualcosa dell’evoluzione del mondo? La nuova spartizione del potere con le donne, ovunque presenti, non obbliga forse a radicalizzare le scelte: o la separazione o l’identità all’orizzonte di una complementarietà sperata? Tutto questo può essere formulato nei termini seguenti: “la donna è l’avvenire dell’uomo” oppure “l’Uno è l’Altro”. La psicoanalisi che cosa potrebbe aggiungervi? Essa enuncia semplicemente che l’uomo e la donna stanno dalla stessa parte, separati dall’Altro godimento. In comune hanno un solo tipo di godimento, il godimento fallico. Quanto all’Altro, vi hanno un accesso differente che li divide senza scampo in due specie. Proprio questo fa da ostacolo al fatto che la dimensione culturale del gender corrisponda totalmente alla sessuazione.
Freud aveva sottolineato come uomini e donne avessero un solo modo di rappresentarsi il sesso, il simulacro fallico, e come queste lasciasse irrisolta la domanda: cosa vuole una donna? La questione fu mal recepita: le donne in particolare si divisero sul come dovesse essere intesa. Voleva dire che gli uomini, ancora una volta, pretendevano enunciare la verità sulle donne? Oppure che i detentori del pene avevano dei lumi speciali a proposito del fallo, lumi tali da accecare le donne nella presunzione di un masochismo inerente all’eros femminile che adatta darwiniamente le donne ai dolori del parto? La mulier dolorosa si vedeva giustificata come modello sociale? Questo fu il solo dibattito veramente interessante nel movimento analitico degli anni trenta. Ma fu subito interrotto. I successi della psicoanalisi infantile consentivano il ritorno alle cose serie: il maternage, le buone e le cattive madri, l’educazione dei bambini e la profilassi delle malattie sessuali che ha sempre lasciato balenare.
Fu necessario Jacques Lacan affinché il vaso di Pandora si riaprisse.
Eric Laurent
Traduzione di Silvana Eccher dall’Eco
Nota editoriale pubblicata simultaneamente sulle riviste La Cause freudienne e La Psicoanalisi