Judith è scomparsa nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2017. Judith era figlia di Jacques Lacan. Judith era la moglie di Jacques-Alain Miller. Ma Judith era un vero e proprio motore per il Campo freudiano perché sapeva causare del desiderio per la Cosa freudiana. Qui di seguito pubblichiamo il suo intervento al IX Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, Un reale per…
Eric Laurent La conquista contemporanea dell’opinione dipende sempre di più dalla coerenza della storia che rappresenta una tesi attraverso la molteplicità dei media e l’enumerazione dei fatti che si selezionano per sostenerla. La campagna di stampa preparata da professionisti per sostenere la tesi di un insieme di associazioni di genitori di autisti racconta una storia. Essa fa la caricatura della…
Repubblica 22.2.12 Per la prima volta il mondo analitico scende in campo per difendere una disciplina messa sotto accusa. Perché solo ora? di Luciana Sica Per la prima volta insieme. Allo scoperto. Escono dalle loro “stanze”, non incassano come sempre, fanno sentire la loro voce. A dispetto di una storia infinita di litigi, scissioni, scontri, diffidenze, sospetti, accuse che da…
In risposta all’articolo“L’autismo dei lacaniani” di Gilberto Corbellini apparso sul sole 24 ore il 12 febbraio a proposito del documentario “Le Mur”. Egregio Dott. Gilberto Corbellini, Le invio questa mail sul problema dell’autismo, da Lei trattato il 12 febbraio. Sono psicoanalista della Scuola di Lacan. Ho visto il documentario Le mur – La psychanalyse à l’épreuve de l’autisme. Il giudice del…
La Repubblica – 8 settembre 2011 “TRA SEDUTE E SEMINARI HO VISSUTO LA SUA UTOPIA”. Luciana Sica «Ero il suo “mon cher monsieur Di Sciascià”, mi chiamava così». Antonio Di Ciaccia, traduttore e curatore dell’opera di Jacques Lacan, ha 28 anni nel ’72 quando incontra il maestro all’École freudienne de Paris. «C’era stato un convegno, ma lo avevo visto uscire…
La conversazione delle due giovani signore ruotava intorno alla diffamazione di cui Lacan era ancora oggetto a trent’anni dalla sua morte. La prima mi rimproverava il silenzio su “una disgustosa accozzaglia di porcherie”, la seconda “una compiacenza che avrebbe permesso alle moderne Erinni di sentirsi autorizzate a dire qualsiasi cosa su colui che era oggetto della loro implacabile ed eterna hainamoration”. Se le due amazzoni mi comunicavano, senza imbarazzo, la loro febbre di voler strappare la tunica di Nesso che consuma Ercole, come il loro desiderio, divenuto il mio, sarebbe stato senza perplessità? Avevo conosciuto, frequentato, praticato Lacan per ben sedici anni, dunque non stava che a me darne testimonianza. Perché avevo taciuto? Perché non avevo letto niente di tutta questa letteratura?
Questa morte giungeva in un momento cruciale del movimento psicoanalitico lacaniano. L’anno prima egli aveva sciolto la Scuola che aveva lui stesso fondato dopo la scomunica inflittagli nel 1963 dall’Internazionale freudiana. Non era soddisfatto della sua Ecole freudienne de Paris, e aveva deciso di darle una soluzione, che era appunto la dis-solution, ossia scioglierla, dato che si era messa a funzionare al contrario di quanto avrebbe dovuto.
Prima di morire, Lacan aveva accettato, come sua, l’Ecole de la Cause freudienne, nata sotto l’impulso di Jacques-Alain Miller. Il quale si è prodigato, in questi trent’anni, a chiarire l’insegnamento di Lacan e a farne conoscere l’apporto clinico, sviluppando nell’Association Mondiale de Psychanalyse le diverse Scuole che fanno direttamente riferimento a lui – in Italia la Scuola lacaniana di psicoanalisi (SLP).