Il 9 settembre 1981 moriva lo psicoanalista francese Jacques Lacan.
Questa morte giungeva in un momento cruciale del movimento psicoanalitico lacaniano. L’anno prima egli aveva sciolto la Scuola che aveva lui stesso fondato dopo la scomunica inflittagli nel 1963 dall’Internazionale freudiana. Non era soddisfatto della sua Ecole freudienne de Paris, e aveva deciso di darle una soluzione, che era appunto la dis-solution, ossia scioglierla, dato che si era messa a funzionare al contrario di quanto avrebbe dovuto.
Prima di morire, Lacan aveva accettato, come sua, l’Ecole de la Cause freudienne, nata sotto l’impulso di Jacques-Alain Miller. Il quale si è prodigato, in questi trent’anni, a chiarire l’insegnamento di Lacan e a farne conoscere l’apporto clinico, sviluppando nell’Association Mondiale de Psychanalyse le diverse Scuole che fanno direttamente riferimento a lui – in Italia la Scuola lacaniana di psicoanalisi (SLP).
In concomitanza escono, in Francia, due libri di Lacan, presso la casa editrice du Seuil. Il primo è il libro XIX del Seminario, dal titolo …ou pire, …o peggio (seminario del 1971-1972). Scrive Miller a riguardo su Le Point del 18 agosto 2011: « Comincia qui l’ultimo insegnamento di Lacan. Tutto quello che egli vi ha insegnato è lì, e tuttavia tutto è nuovo, rinnovato, sottosopra », e vi potremmo « decifrare il nostro presente nella sua grammatica e intravedere la smorfia del futuro che ci aspetta ».
Il secondo volume, pronunciato lo stesso anno nell’Ospedale Sainte-Anne di Parigi, porta come titolo Io parlo ai muri, e questo vuol dire: « Né a voi, né al grande Altro. Parlo da solo. E’ precisamente ciò che vi interessa. Sta a voi interpretarmi ».
In Italia esce, per Einaudi, il libro XX del Seminario di Jacques Lacan, dal titolo Ancora